AttualitàCultura e territorio

5 Marzo 1823: San Bartolo dei Contadini.

La festa istituita per scampato pericolo di terremoto.
Simulacro del 1884
Simulacro del 1884

L’Aposto Bartolomeo, il Natanaele dei Vangeli, torna a far sentire la Sua presenza nel territorio.

Il Santo il cui nome significa “Donato da Dio”, protegge il Suo popolo contro il terremoto e salva l’isola ed i suoi abitanti.

Fu così che nel 1823, su richiesta dei contadini dell’isola, San Bartolomeo viene portato in processione per le vie del paese, proprio per ringraziarlo per lo scampato pericolo di terremoto, al tempo del vescovo Carlo M. Lenzi (1818-1825).

Con quella del 5 Marzo, le date che vedevano uscire per il paese la statua di San Bartoloneo, salivano a cinque.

La prima, come scritto nell’articolo precedente, fu quella del 13 Febbraio, istituita tra il III o IV secolo, in memoria della traslazione del Sacro Corpo nell’isola di Lipari, la seconda il 24 agosto, istituita dalla Chiesa Cattolica tra il VI-VII secolo, la terza il 17 giugno del 1541 per scampato pericolo dalla pestilenza.

Seguirono poi l’11 gennaio del 1693 per scampato pericolo del grande terremoto ed appunto quella del 5 marzo; il 16 novembre del 1894 per un nuovo scampato pericolo di altro terremoto.

Il vescovo Giovanni M. Visconte Proto (1839-1844) abolisce le feste del 17 giugno e dell’11 gennaio, per cui il numero delle feste resta a quattro, le stesse che ancora oggi si celebrano.

Sulla festa del 5 marzo, in particolare, la leggenda narra di un fatto miracoloso. Il terremoto, che scosse la zona orientale della Sicilia provocando molti danni, arrivò fino alle Isole Eolie, dove a  Lipari alcuni contadini stavano lavorando nei campi. All’improvviso la terra si squarciò ed alcuni di essi furono inghiottiti nelle profondità della voragine. Scattati immediatamente i soccorsi, si accorsero che i contadini, caduti nella frattura del terreno, erano salvi grazie a delle radici affioranti all’interno della faglia che permisero di offrire solido appiglio per non essere inghiottiti nelle viscere della terra.

La cappella a Monte Gallina

Non a caso questa festa parte infatti dal piccolo borgo di Monta Gallina, dove nel 1791, viene eretta “l’ultimo anello interventuo nel tempo a saldare la chiostra delle numerose cappelle devozionali e delle chiese vere e proprie che proteggono l’entroterra collinare della Città di Lipari”, come scrive Giuseppe Iacolino nel suo libro dedicato al culto del Santo Patrono nelle Isole Eolie (edizioni: ALDO NATOLI EDITORE, 1995).

La chiesetta dedicata al Santo Patrono, è essenziale, sobria, “espressione verace della cultura contadina” (scrive Iacolino) e dopo secoli di abbandono torna ad essere centro e riferimento religioso della contrada il 22 settembre 1994, con una cerimonia di benedizione e riapertura presieduta dal Vescono Miccichè.

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