Santiago De Compostela: Una storia che ci accomuna.
Il ritrovamento delle reliquie dei Santi Giacomo e Bartolomeo
Le storie del ritrovamento delle reliquie dei Santi Giacomo e Bartolomeo hanno moltissimi punti in comune e per questo le mettiamo a confronto per capire come, nei racconti spesso non ufficiali, il legame ed il riferimento all’astronomia è sempre presente.
Per meglio comprendere quanto di seguito andremo a raccontare, forse è meglio fare una premessa ovvero riportare brevemente gli ultimi anni dei due Santi e del loro martirio.
Il martirio di San Bartolomeo lo conosciamo molto bene noi delle Isole Eolie poichè ne è Patrono e protettore.
Bartolomeo, il Natanaele dei vangeli, venne squoiato vivo e successivamente decapitato, dal momento che si racconta, nonostante avesse subito il totale scorticamento, fosse ancora vivo.
Le sue spoglie sono giunte a Lipari nel 264 nella baia di Portinente ed accolte con grande fervore.
Durante le incursioni dei Turchi, la loro ostinazione nel cancellare ogni traccia del culto cristiano, li portarono a disperdere le reliquie del Santo, nella campagne dell’isola, non molto ben identificate dalla storia ma convenzionalmente ricondotte nella zona del Castellaro, nell’entroterra dell’isola di Lipari, nella frazione di Quattropani.
Lì, una notte, apparve in visione il Santo “Divo Bartolomeo” ad un monaco eremita sussurrandogli la frase, “Surge, collige ossa mee”, che tradotto significa “Alzati e raccogli le mie ossa”.
Si racconta che il monaco uscì dal suo rifugio e si recò nel luogo indicato dal Santo. Ad un certo punto nella piana si iniziarono a vedere distintamente dei bagliori sparsi per terra ed il monaco, istruito in sogno dal Santo, riconobbe che esse erano i resti del Santo Bartolomeo. Li raccolse ed in gran segreto prese la prima imbarcazione per lasciare l’isola e custodire le Sante reliquie.
Il viaggio del monaco si sviluppò per mare e per terra fino a raggiungere l’antico Sannio ed esattamente Benevento, dove tutt’ora sono custodite la gran parte delle reliquie del Santo, all’interno della Basilica a Lui dedicata.
Questa per grandi linee quanto si rinviene negli scritti non ufficiali e nelle leggende che ruotano intorno a San Bartolomeo.
Santiago de Compostela ha una storia incredibilmente simile e la parola “Compostela” ne è la chiave, ma andiamo con ordine.
San Giacomo, dopo la morte e l’ascensione di Gesù, inizia la sua opera di evangelizzazione in Spagna spingendosi fino ai confini nord-ovest della penisola iberica, in una regione chiamata Galizia.
Terminata la sua opera, tornò in Palestina dove venne torturato e decapitato, rientrando proprio nel bel mezzo delle persecuzioni di alcuni membri della chiesa ad opera di Erode Agrippa, re della Giudea.
I suoi discepoli riuscirono nonstante tutto a trafugarne il corpo ed a portarlo in Galizia per seppellirlo in un bosco, poco distante dal porto di arrivo.
Il sepolcro contenente le spoglie sarebbe stato scoperto poi nell’830 dall’eremita Pelagio che, preavvertito da un angelo, vide delle strane luci simili a stelle sul monte Liberon.
Il vescovo Teodomiro, interessato dallo strano fenomeno, scoprì in quel luogo una tomba, probabilmente di epoca romana, che conteneva tre corpi, uno dei quali aveva la testa mozzata ed una scritta: “Qui giace Jacobus, figlio di Zebedeo e Salomé”.
Dopo questo evento miracoloso il luogo venne denominato campus stellae (“campo della stella”) dal quale deriva il nome di Santiago de Compostela, il capoluogo della Galizia.
Sulla scelta di questo termine ci sono due ipotesi: la prima fa riferimento alle stelle viste dall’eremita, come vuole la tradizione, e suggerirebbe l’unione dei termini Campus e Stellae, ovvero campo della stella; mentre la seconda farebbe riferimento alle parole Campus e Tellum, cioè “terreno di sepoltura”.
La somiglianza delle due storie è straordinaria e tutte e due fanno riferimento ad un evento in cui le reliquie dei Santi brillano come stelle, termine improprio per indicare corpi celesti, molto cari al popolo egizio.
(Ricostruzione della storia di San Giacomo tratta dall’articolo di Paolo Ghislemi pubblica su BERGAMONEWS.IT)