AttualitàRiflessioni

“So che cercate Gesù, il crocifisso. Non è qui. È risorto”

Qualche giorno fa abbiamo celebrato la Risurrezione del Signore e per prepararci nello spirito a questo evento abbiamo prima intrapreso un cammino fatto di 40 giorni, la Quaresima, posta sui pilastri della preghiera, carità e digiuno, poi fatto un percorso di esercizi spirituali con l’aiuto di S.E.R. Mons. Cesare di Pietro, ed infine aperto le porte alla Settimana Santa che attraverso le celebrazioni del Triduo pasquale chi hanno condotti all’annuncio fulcro della nostra fede “Voi non abbiate paura! So che cercate Gesù, il crocifisso. Non è qui. È risorto” (Mt 28, 5-6)

Mi preme riportare l’annuncio dell’angelo alle donne d’Israele perché è necessario che lo ricordiamo costantemente, perché è nel ri-cor-dare, cioè nel “dare nuovamente al cuore” questo annuncio che si costruisce quel cuore nuovo, quel “passaggio” a creature nuove che la Pasqua ci chiama a fare. E per diventare creature nuove, per rinascere con Cristo e attraverso Cristo il primo passo è “Voi non abbiate paura!”.

Ho notato che spesso, chi vuole farmi vacillare dalla fede, tende a mettermi di fronte al mio peccato, al peccato del mondo, e cerca di farmi spaventare del giudizio di Dio. Ma pensateci, spesso siamo noi che non riusciamo a superare il nostro peccato, ci rendiamo conto di aver fatto il male, ma su questo male ci ripieghiamo, abbiamo paura che il male commesso, il male del mondo sia troppo perché ci sia la possibilità di redenzione o più scherzosamente diciamo o sentiamo dire: “se mi vado a confesso io, crolla la chiesa!” Ma cosa sconfigge la paura? Solo l’amore. Un amore così grande che abbraccia i nostri peccati, compreso il più grande, la morte, li porta con sé sulla croce e attraverso la croce li sconfigge. E allora anche la domanda fatta nottetempo da Nicodemo a Gesù “come può nascere un uomo quando è vecchio?” (Gv 3,4) trova risposta: attraverso un gesto di misericordia, attraverso il perdono. Ma perché la rinascita inizi, occorre un grande gesto di umiltà, occorre riconoscere il male e di quel male avere dolore. Poi sarà la Misericordia, che come ci ricordava anche Dante ha sì gran braccia che tutto avvolge e risana.

Allora ogni gesto fatto, ogni celebrazione spesa, ogni momento vissuto come comunità avrà senso e valore, perchè è stato strumento di quel “passaggio” verso la verità che è Dio che solo attraverso Gesù Cristo si può fare.

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