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Solennità di San Giuseppe Lavoratore

A fine celebrazione, nel sagrato della Basilica, la distribuzione del tradizionale “quadaro”

Nella Basilica San Cristoforo di Canneto, il 1° Maggio la comunità parrocchiale si è ritrovata intorno all’altare per la Celebrazione Eucaristica, in occasione della solennità di San Giuseppe Lavoratore. A conclusione della Santa Messa, sul sagrato della chiesa, benedizione e distribuzione del tradizionale “quadaro”.

Nelle parole di Don Sergio, che ha presieduto la funzione, i fedeli hanno colto un messaggio rivolto ad ogni persona chiamata a lavorare con rettitudine e pazienza, non anelando solo al guadagno, ma impegnandosi a fare di ogni ambiente di lavoro ed esperienza di relazione, occasione propizia per esprimere, liberamente e senza timori, la propria fede.

Purtroppo, molto spesso, vengono a mancare i presupposti necessari per motivare, far crescere (non solo professionalmente), trovare stimoli, realizzarsi, dar spazio alle proprie idee ed intrecciare rapporti sani ed amichevoli, sperimentando sul posto di lavoro ingiustizie, mancanza di dialogo, negazione di diritti e sopraffazioni.  Così la propria attività quotidiana diventa un peso (o “croce”, si potrebbe ben dire) sotto il quale si sperimenta la fatica, il non senso, la frustrazione per tante, troppe ore anche, sacrificate alla necessità di mettere un pezzo di pane in tavola.

Non è facile mollare tutto, non è semplice voltare pagina, non è scontato lasciare quel “certo” scomodo per un “incerto” che alimenta ancor più inquietudini, soprattutto quando si ha la responsabilità di qualcuno a cui dover provvedere.

Diceva Don Tonino Bello: “Portate la tuta da lavoro in chiesa, ma nei cantieri di lavoro portate la veste battesimale”.

La grande “sfida” di ogni cristiano è quella di testimoniare con coerenza la propria fede, con un atteggiamento che quotidianamente rifletta valori autentici, facendosi promotore, anche sul posto di lavoro, di linguaggio, ideologie ed azioni in sintonia con quel credo che non va recitato a memoria in chiesa, ma professato, incarnato e vissuto in ogni respiro!

Nella silenziosa ed intima esperienza del falegname di Nazareth, ciascuno possa trovare conforto, risposte a difficoltà ed ingiustizie, alla necessità di dare un senso alle lacrime versate per un pugno di euro, spesso sudato tra estenuanti sacrifici, rinunce ed umiliazioni.

San Giuseppe, nel suo agire obbediente ad un disegno incomprensibile, che anelava ad un’opera più grande di ogni sua fragilità, provveda con paterna intercessione, sia modello da imitare ed a cui guardare, giorno dopo giorno, perché ispiri e sostenga ogni donna ed ogni uomo che lavora con coscienza, onestà e rettitudine; che compie il proprio dovere con responsabilità a servizio del bene comune; che si applica con serietà, impegno e nel rispetto di ruoli e mansioni; che mette a disposizione dell’altro sapere ed esperienza; che investe tempo e risorse per rendere migliore la società; che si fa carico delle difficoltà di quanti sono nel bisogno e dona la speranza di ritrovare dignità; che in ogni ambiente lavorativo si impegna a portare con sé Cristo, operando con e per Lui, portando avanti una “missione” che è testimonianza di vita.

 

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